Biancavilla fra i dongioni di Adrano e Paternò – itBiancavilla

itBiancavilla

ARTE EDIFICI STORICI PAESAGGIO STORIA

Biancavilla fra i dongioni di Adrano e Paternò

Castelli

I dongioni che si trovano nelle città di Adrano e Paternò facevano parte di un vasto territorio di proprietà della famiglia Moncada che aveva feudi ricadenti anche nell’area in cui si trova il paese di Biancavilla. Oggi vi raccontiamo storia e struttura di queste costruzioni.

I dongioni

Per dongione (termine di origine francese) si intende una torre fortificata che, oltre a fungere da struttura difensiva, era anche adibita a residenza per la nobiltà e per le guarnigioni durante il Medioevo. Questa struttura si diffuse in Italia e Sicilia con la conquista normanna. Solitamente queste edifici erano stati precedentemente costruiti dagli Arabi e vennero riedificati dai Normanni. I castelli, o meglio dongioni dell’area etnea, furono opera del Gran Conte Ruggero che li realizzò tra il 1070 e il 1074.

I dongioni dell'area etnea, fra cui spicca il Castello di Paternò
Fra i dongioni dell’area etnea costruiti al Gran Conte Ruggero spicca il Castello di Paternò, foto di S. Portale

Proprio nella zona etnea si trovano i dongioni di Adrano, Paternò e Motta Sant’Anastasia che, secondo una credenza popolare, sarebbero collegati fra loro da passaggi segreti sotterranei. Le strutture nacquero per scopo difensivo ma anche per controllare la Valle del Simeto e la piana di Catania. Quelli di Adrano e Paternò vengono definiti i “dongioni gemelli” per l’uso della pietra lavica, per la funzione, per altre caratteristiche comuni( spesse mura, forma di parallelepipedo, presenza di cappelle, posizione in cui sorgono in luoghi strategici, sono tutti orientati in direzione dei punti cardinali, inoltre dalla terrazza delle due torri si può osservare un bellissimo panorama sull’Etna).

Biancavilla e i dongioni

Biancavilla, allora era territorio collegato ad Adrano. Secondo la tradizione, tale nome fu attribuito dal Conte Francesco Moncada, signore dei castelli di Adrano e Paternò, per onorare la Regina Bianca di Navarra la quale, il 21 maggio 1402, avendo sposato Martino il Giovane, aveva avuto in dote il territorio di Paternò.

Il Dongione di Adrano

Il castello-torre o donjon di Adrano venne edificato dal Gran Conte Ruggero come avamposto fortificato per la conquista della piana e della città di Catania. 

Originariamente vi era una torre greca che gli Arabi trasformarono in una torre difensiva. Come sappiamo, il principe normanno, sconfisse i saraceni e sottrasse Adrano al dominio arabo; Ruggero morendo lasciò tutto in eredità alla nipote Adelasia che si fece monaca entrando nel monastero di S. Lucia da lei fondato ad Adrano. Il dongione passò poi al conte Gualtiero Parisi e successivamente alla famiglia Sclafani per concessione di Federico II. Tante altre famiglie lo ebbero in possesso.

Fra i dongioni dell'area etnea abbiamo anche il castello di Adrano, oggi museo regionale
Fra i dongioni dell’area etnea abbiamo anche il castello di Adrano, oggi museo regionale. Foto di S. Portale

Nel corso del tempo, l’edificio subì trasformazioni: durante il governo del conte Giovanni Tommaso Moncada (1461-1501) la torre fu restaurata e circondata da un bastione con quattro torri angolari, aspetto che vediamo oggi. Il sisma del 1693 demolì buona parte della struttura. Poco dopo si decise la ricostruzione. Fino al 1920 apparteneva alla famiglia Moncada. L’edificio fu carcere cittadino fino anni ’50. Successivamente la struttura passò al Comune di Adrano che lo restaurò gradualmente rendendolo fruibile.

Il castello, sede delle potenti famiglie feudali dei ” Pellegrino”, ” Sclafani”, ” Moncada”, ancora oggi è il simbolo della città di Adrano.

Il museo regionale Saro Franco

Dal 1959, il castello è sede del Museo archeologico regionale “Saro Franco” e all’interno si trovano anche la Galleria d’arte Contemporanea, una Pinacoteca, l’Archivio Storico e collezioni etnoantropologiche. Il Museo Archeologico è gestito dalla Regione Siciliana, dal 2019 attraverso il polo regionale “Parco Archeologico e Paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci”. Occupa quasi completamente i quattro piani del Castello Normanno di Adrano, ed espone reperti archeologici databili dall’età neolitica (6500 – 3500 a.C.) fino al medioevo (XI secolo d.C.). All’ingresso del museo sono posti due leoni di pietra lavica che riportano lo stemma del Casato Sclafani–Moncada.

Il museo "Saro Franco" all'interno del dongione di Adrano
Il museo archeologico “Saro Franco” all’interno del dongione di Adrano che contiene anfore, gorgoni, capitelli e la statuetta del banchettante; foto di S. Portale

Sono presenti la pinacoteca “Sangiorgio Gualtieri”, alcune collezioni etnoantropologiche, raccolte librarie, insieme al pregevole fondo Imbarrato, e un archivio storico.

Rilevante è la presenza di una statuetta in bronzo raffigurante un banchettante risalente al 530 a. C. ritrovato presso la zona del Mendolito.

Al suo interno si conservano anche reperti legati alla città di Biancavilla e provenienti dal suo territorio, precisamente dalla Grotta di Spartiviali, come un’antica anfora contenitore, tecnicamente un pithos, che presenta delle insolite croci celtiche, datata seconda metà terzo millennio-inizi secondo millennio a. C. , età del Bronzo.

La sommità del castello ospita una splendida terrazza da cui è visibile tutta la città di Adrano, la struttura possente dell’attigua Chiesa madre, il complesso monastico di Santa Lucia, la villa comunale e l’Etna.

L'otre contenitore ritrovata a Biancavilla, custodita al primo piano del museo all'interno del dongione di Adrano
L’otre contenitore ritrovata a Biancavilla, custodita al primo piano del museo all’interno del dongione di Adrano; foto di S. Portale

Il Dongione di Paternò

Il dongione di Paternò è uno dei monumenti più notevoli lasciati dai Normanni in Sicilia, esso sembra essere per dimensioni il più grande dell’isola. Inoltre al suo interno è presente la bifora più grande d’Italia”. Il castello fu costruito su un preesistente edificio arabo nel 1072 da Ruggero sue quella che viene chiamata “collina storica” comprendente la Chiesa di Santa Maria dell’Alto, scalinata della Matrice che collega la parte bassa della città a quella alta, il cimitero monumentale.

Dopo la sua fondazione, il castello fu utilizzato per funzioni militari; Ruggero lo concesse alla figlia Flandrina che sposò Enrico di Lombardia; successivamente passò agli usi civili diventando la sede della Contea di Paternò che Enrico VI di Svevia diede nel 1195 al nobile normanno Bartolomeo de Luci.

I dongioni gemelli di Paternò e Adrano messi a confronto.
I dongioni gemelli di Paternò e Adrano messi a confronto. Foto di S. Portale

Tra il 1221 e il 1223 il dongione divenne la residenza di Federico II che lo donò a Galvano. Vi abitò anche Artale Alagona. Il castello di Paternò e i territori sottoposti, infatti, furono inseriti nella cosiddetta Camera Reginale che venne costituita da Federico III d’Aragona come dono di nozze alla consorte Eleonora d’Angiò. Divenne poi la dimora di Bianca di Navarra. Passò poi agli Speciale, viceré di Sicilia e infine ai Moncada. Dal 1860 divenne proprietà del demanio, sotto il dominio Borbonico. Anch’esso, come quello di Adrano, venne adibito a carcere. Sono ancora visibili i segni lasciati dai carcerati imprigionati nel castello. 

Col tempo venne abbandonato tanto da venire sfruttato da un pastore che lo adoperava come luogo per produrre formaggi.

La struttura del Castello di Paternò

Il materiale utilizzato per la costruzione è la scura pietra lavica; il castello spicca all’esterno per la bicromia delle monofore e bifore in pietra bianca calcarea. L’edificio consta di tre piani. Si accede al castello attraverso una scala posta sul lato nord da una porta con arco a sesto acuto. All’interno si trova un pozzo – cisterna per la raccolta delle acque piovane, presenti anche alcuni magazzini e la gendarmeria.

Gli ambienti e le sale più importanti sono: l’ampio salone al piano terra coperto da una grande volta ad arco acuto illuminato da monofore, la cappella, il grande salone, coperto da una volta a ogiva, che si trova al primo piano con quattro monofore in pietra bianca calcarea, la galleria con volta ogivale che si trova al secondo piano illuminata da due enormi bifore, una con colonna in marmo e l’altra con colonna in pietra lavica. Le due bifore, dall’uno e dall’altro lato, permettono di guardare verso il Simeto e verso l‘Etna.

Dalla sala di rappresentanza una scala di 131 scalini, scavata nel muro, conduce al terrazzo panoramico.

Importante è la sala del parlamento dove la regina Bianca di Navarra emanò le Consuetudini nel 1405.

Non è più visibile la merlatura ghibellina originaria.

Il dongione di Paternò si caratterizza per la presenza del bicromismo nelle bifore e monofore bianche che contrastano con la struttura dnera fatta con pietra lavica.
Il dongione di Paternò si caratterizza per la presenza del bicromismo nelle bifore e monofore bianche che contrastano con la struttura dnera fatta con pietra lavica. Foto di S. Portale

Per via della sua posizione il castello fu utilizzato anche come osservatorio astronomico.  

All’interno si sono svolte rievocazioni storiche con figuranti in costume durante le feste medievali organizzate dal Comune e dalle associazioni cittadine.

Da qualche settimana sono stati avviati lavori per l’illuminazione esterna della costruzione al fine di valorizzarla e renderla più suggestiva. Si possono effettuare delle visite guidate e fruire interamente gli spazi.

La cappelle dei due dongioni

I due dongioni hanno fra gli elementi comuni anche la presenza di bellissime cappelle affrescate.

All’interno del Castello di Adrano, al primo piano, troviamo una cappella gentilizia risalente al XII-XIV secolo con i capitelli che sorreggono la volta a croce. Essa è riccamente ornata da costoloni modanati a crociera, posti su pilastri a sezione semicircolare, da capitelli e da chiave scultoria agli incroci. Eì rappresentato Cristo Pantocratore benedicente sostenuto dagli angeli all’interno di una mandorla. Si accede alla cappella tramite un portale aragonese in pietra lavica con raffigurato nuovamente il Cristo benedicente.

I due dongioni di Adrano e Paternò hanno in comune la presenza di cappelle gentilizie affrescate. Ecco in dettaglio la cappella del castello di Adrano.
I due dongioni di Adrano e Paternò hanno in comune la presenza di cappelle gentilizie affrescate. Ecco in dettaglio la cappella del castello di Adrano. Foto di S. Portale

All’interno del dongione di Paternò si trova la piccola cappella di S. Giovanni, sita in un vano rettangolare ad una sola navata con abside semicircolare e pareti dipinte a tempera, di epoca federiciana. La cappella presenta alcuni affreschi in cui si riconoscono: l’Angelo e la Vergine dell’Annunziata, San Giovanni Battista e San Nicola. Sul catino dell’abside resistono i quattro simboli degli evangelisti entro medaglioni e nel medaglione centrale si distingue l’Agnus Dei. Altri affreschi si svolgono lungo le pareti nord, ovest e sud: fra i santi, per l’iconografia, si riconosce San Giorgio. 

Cappella Castello Di Paterno
i dongioni di Adrano e Paternò presentano cappelle affrescate con motivi religiosi. In dettaglio la Cappella di San Giovanni. Foto di S. Portale

Il Castello di Motta Sant’Anastasia

Il dongione di Motta Sant’Anastasia è il più piccolo dei tre edificati lungo la Valle del Simeto. Mentre quello di Paternò e di Adrano ebbero funzionalità residenziali oltre che militari, quello di Motta Sant’Anastasia ebbe molto probabilmente un ruolo esclusivamente militare-difensivo, viste le sue piccole dimensioni. Intorno all’anno 1000, esso viene definito il castrum Sancte Anastasiae. Normanno, nel 1250 diventa possedimento di Federico II di Svevia.

Oggi ospita un museo ed è il centro pulsante delle feste medievali che si tengono in estate.

Un territorio ricco di storia che andrebbe ancor più promosso e valorizzato con specifiche iniziative volte a collegare passato e presente.

Biancavilla fra i dongioni di Adrano e Paternò ultima modifica: 2022-04-21T10:00:00+02:00 da SABRINA PORTALE

Commenti

Promuovi la tua azienda in Italia e nel Mondo
To Top