Un excursus sul mondo ludico dei ragazzi e delle ragazze del passato. Una dimensione totalmente differente rispetto a quella odierna, in un contesto in cui, data l’indigenza, occorreva reinventarsi. I giuochi d’un tempo riconducono non solo alla creatività di ragazzi/e; comunicano molti aspetti sulla qualità della vita della prima metà del secolo scorso.
La semplicità della vita incoraggiante la dimensione creativa
I giuochi d’un tempo pullulavano lungo strade, quartieri e piazze di Biancavilla. I/le ragazzi/e che li praticavano oggi sono anziani/e chi li tramandano o li hanno tramandati di cui mantenere la memoria. Il libro A che giuoco giocavamo, di Pippo Ventura, descrive le varie attività ludiche, ripercorrendo quei tempi non molto lontani ma di un’altra dimensione. Un contesto ben diverso da quello odierno, in cui i/le ragazzi/e erano completamente attivi/e; emergevano aspetti, che oggi più difficilmente si riscontrano. Le attività ludiche portavano al movimento, incoraggiavano l’esercizio fisico, la socializzazione, la creatività. Quest’ultima si esprimeva non solo nell’atto di giuocare; il reinventarsi concerneva pure gli strumenti.
Una vera e propria arte del riciclo, senza che questi ragazzi/e ne fossero consapevoli. Tutto ciò che capitava loro tra le mani, mezzi di fortuna per via delle difficoltà economiche, acquisiva una nuova vita. Tra le loro creazioni figuravano i cavadduzzi di ferrufilatu, i carrioli, ‘a fileccia (lanciasassi), la ruota cioè un cerchio di ferro mosso dal chiaccu, un attrezzo di ferrofilato. Con le carte ricavate dai fogli di giornale creavano barchette, berretti, cappelli, aeroplani, aquiloni o le coloravano ideando altri esercizi ludici. Altri strumenti che costituiscono spunto per i giuochi erano le mandorle, da cui si costruivano i castelli (casteddi); le carte delle caramelle che divenivano banconote.
I giuochi d’un tempo nella loro varietà
L’attività ludica del passato, per la scarsità di risorse reperibili, stimolava la capacità di ragazzi e ragazze nel reinventarsi. Si viveva in un contesto indigente per la gran parte di loro ma più genuino, senza le distrazioni elettroniche e digitali odierne. Tutto questo faceva affiorare la fantasia in misura più diretta e senza filtri. Anche i soldi dei nonni divenivano strumenti di giuoco, in attività quali ‘u nucciu, ‘a spacca, ‘u ziccu che si svolgevano lungo le strade di Biancavilla. Si lanciava la moneta e ogni giuoco aveva degli specifici criteri. Particolarmente ‘a spacca necessitava di una strada con le basole o di un pavimento con mattonelle. ‘U ziccu richiedeva un dischetto detto mastru, un terreno livellato e u palancuni, cioè una grossa moneta.
I/le ragazzi/e d’un tempo non avevano la possibilità di andare a mare. Così, con monticelli di rina e acqua del secchio, realizzavano spiaggette, sentieri, gallerie che rievocavano quell’ambiente. I giuochi d’un tempo che stimolavano l’esercizio fisico erano i frusciddi, cioè legni che colpivano, con una frustata, pietre anche grandi; i ciappeddi, nome derivante da una contrada di Biancavilla, ovvero schegge di pietra lavica che si lanciavano. ‘A sciunnia era una altro giuoco che consisteva nel lanciare un qualsiasi materiale. Zoppu Zuppiddu era un’altra attività che portava all’esercizio fisico. Dal riciclo della stoffa, tagliata e ricucita, si otteneva l’amaca (‘a naca), in cui ci si dondolava, soprattutto le ragazze. Si giuocava pure con i pinnini, i chiodi (chiova), impiegati in un’attività ludica prototipo del bowling. E ancora i cartuzzi: se ne ricavavano tutti i tipi e le forme e ci giuocavano soffiandovi.
Le filastrocche
La creatività e la fantasia si dispiegavano nei giuochi d’un tempo pure con assemblaggi, insiemi di parole senza senso. Ciò portava i/le ragazzi/e a vivere il momento, distaccandosi per degli attimi dalla vita modesta che svolgevano. Durante le varie attività ludiche, si canticchiavano delle filastrocche con cui ci si immedesimava ancor di più. Si tratta di giuochi quali Scinni scinni lininedda, Ciaridduzza maritata, Scaricabbotti, Ntri Ntri che portavano l’attività fisica, anche spericolata. Altre attività, quali Pissi Pissella, ‘U ferru passa e canta, ‘U cucuzzaru, Passa la ‘ncidda, consistente nel nascondere in una mano un fazzoletto. Poi vi era Marteddu Martidduzzu, stimolante la capacità d’osservazione, esercizi incoraggianti la dimensione sensoriale.
Ancora Panijancu tocca mamma, volto a risolvere un quesito; Nesci Gilormu, stimolante i riflessi motori. ‘A callà era un’attività tanto scherzosa quanto stravagante; la creatività portava pure a realizzare carrettini di pala. Pure i giuochi a palla erano accompagnati dalle filastrocche. Non mancavano le attività ludiche volte a emulare gli adulti, pure i personaggi di film o racconti. Con la verga di ogliastro e lo spago si realizzava l’arco, con un’altra verga la freccia, imitando Guglielmo Tell. Con la creazione del friscalettu, da un nocciolo di albicocca, ci si ispirava ai pastori. I loro suoni affascinavano i ragazzi, richiamando altre percezioni. Dalle carte del giornale si realizzava la coppola per imitare quella di stoffa del principale mastru della muratura.
Tra passato e presente coi giuochi d’un tempo
Alcune attività, per quanto i/le ragazzi/e di oggi siano alienati sotto vari aspetti, si ripropongono. Si pratica ancora la morra cinese, versatile in quanto prevede solo l’uso delle mani, nonché il nascondino (a mucciaredda), con la variante zzicchiti. Resiste ancora il tuppettu, ovvero la trottola, tra alcuni/e ragazzi/e della contemporaneità, che girava lungo le strade del paese. Qualcuno/a pratica ancora i giuochi di prestigio, ottenibili ad esempio da due tavolette di cartoncino incollate. Scacari era lo sbagliare il giuoco e ‘u pignu (pegno) la penalità da pagare se si errava o perdeva. Essa consisteva nel cedere qualcosa che si teneva nelle tasche, fare un percorso di zoppu zuppiddu o portare a cavalluccio (‘a cozzicaveddu) il vincitore.
I giuochi d’un tempo a Biancavilla rimandano ad una dimensione del vivere ben diversa da quella odierna, sebbene siano passati meno di 100 anni. Un’esistenza indigente, ma ricca di tanti spunti, quali creatività, fantasia, attività motoria, riciclo. Un contesto da ricordare, per la sua genuinità, lontano dal consumismo odierno che si riversa pure sui/le ragazzi/e. Esso offusca la loro essenza poiché nega la capacità di reinventarsi. Occorre, pertanto, tenere viva la memoria delle attività ludiche del passato, identitarie per Biancavilla e per tutta la Sicilia.