L’associazione culturale Arbëreshë è protagonista delle imminenti festività patronali di Biancavilla. Si occupa di valorizzazione delle radici storiche della cittadina con importanti iniziative come la rievocazione storica della fondazione della città. Abbiamo intervistato la presidente Graziella Milazzo.
Il termine Arbëreshë: significato e caratteristiche
Il termine Arbëreshë designa gli albanesi d’Italia, ovvero la minoranza etno-linguistica albanese, stanziatasi in Italia meridionale e nelle isole; essi sono conosciuti anche come italo-albanesi. Arbëreshë è un etnonimo, derivante da Arbër, importante principato albanese in epoca medievale che da alcuni anni viene ormai utilizzato come sinonimo di albanese.
Gli arbëreshë sono originari del sud dell’Albania. La loro cultura è determinata da elementi peculiari presenti nella lingua, nella religione, nei costumi, nelle tradizioni, negli usi, nell’arte e nella gastronomia. Si tratta di uno specifico gruppo etnico, con propria lingua.
La gran parte delle cinquanta comunità arbëreshë sono di religione cattolica, ma conservano tuttora il rito greco-bizantino.
La comunità italo-albanese storicamente più grande, sia numericamente – riguardante il numero di parlanti in albanese – sia nella dimensione dell’abitato, è Piana degli Albanesi, in provincia di Palermo.
Dal 2020, la cultura e i riti della popolazione albanese d’Italia sono candidati come beni nella lista dei patrimoni orali e immateriali dell’umanità UNESCO.
L’emigrazione albanese
L’emigrazione albanese in Italia è avvenuta dalla metà del XV alla metà del XVIII secolo: si trattò in effetti di più ondate successive, in particolare dopo il 1468, anno della morte di Giorgio Castriota Scanderbeg. Gli albanesi si spostarono più volte all’interno del territorio italiano. La storia racconta che, all’inizio del 1400, re Alfonso V d’Aragona chiese aiuto al condottiero albanese per reprimere la congiura dei baroni. Come ricompensa il re donò al suo alleato alcune terre disseminate in tutto il regno e i molti arbëreshë ne approfittano per emigrarvi durante l’avanzata degli Ottomani. Essi divennero soldati del Regno di Napoli, del Regno di Sicilia e della Repubblica di Venezia.
La cultura Arbëreshë a Biancavilla
La storia e la cultura degli Arbëreshë è alla base della fondazione di Biancavilla, avvenuta alla fine del 1400 per opera di un gruppo di esuli albanesi. La città nacque in seguito al miracolo della Sacra Icona della Madre col Bambino, appoggiata fra i rami di un fico, durante una pausa del viaggio che portava il gruppo verso Piana degli Albanesi, la Madre di Misericordia non volle staccarsi dall’albero e da quel sito. Dapprima denominata Callicari, la cittadina assunse il nome di Casale dei Greci, poi Albavilla ed infine Biancavilla.
Un legame ancora saldo oggi quello fra Biancavilla e le comunità albanesi, testimoniato dall’interazione e accoglienza che rende il gruppo una comunità attiva all’interno del paese.
L’associazione culturale Rievocazioni Storiche Arbëreshë a Biancavilla
L’associazione Rievocazioni Storiche Arbëreshë di Biancavilla è presieduta dalla professoressa Graziella Milazzo, antropologa e storica dell’arte, attiva con i suoi studi sul territorio di Montalbano Elicona, Borgo dei borghi 2015 e del suggestivo altopiano dell’Argimusco. E’ ufficialmente nata nel 2018. Essa propone eventi, conferenze e collabora con altre associazioni locali per far conoscere e tramandare alle nuove generazioni la storia della nostra città. La studiosa è affiancata dai biancavillesi Pietro Finocchiaro (vice presidente) e Flavia La Cava (segretaria).
Professoressa Milazzo come e quando nasce l’idea di creare l’associazione Arbëreshë?
“Da anni mi occupo, per il mio lavoro di docente, dell’allestimento delle feste aragonesi di Montalbano Elicona che si svolgono da quarant’anni. Alcuni amici di Biancavilla, desiderosi di approfondire un aspetto storico della città, mi hanno invitato a realizzare qualche studio sulla storia cittadina nel periodo medievale. Cominciando l’iter mi sono appassionata alla storia della nascita e fondazione di Biancavilla e ho pensato che sarebbe stato più opportuno approfondire questo aspetto, valorizzare le origini. Da qui è nata l’idea di riprendere costumi e riti tipici della comunità dell’Albania del 1400 attraverso una serie di iniziative”.
Quali sono le finalità dell’associazione?
“Assieme agli altri membri attivi dell’associazione ci proponiamo di far conoscere l’affascinante e significativa storia delle origini del paese, spesso dimenticata o addirittura ignorata. Vogliamo promuovere il patrimonio culturale che abbiamo alle spalle dallo straordinario valore”.
Quali eventi ha promosso, promuove, e promuoverà l’associazione?
“Stiamo cercando di farci conoscere i tutto il territorio piano piano. L’evento cardine della nostra associazione è rappresentato dal Corteo Storico dedicato alla storia dei greco-albanesi di Sicilia, fondatori di Biancavilla. Si tratta di una vera e propria rievocazione storica. E’ l’unica manifestazione del genere che si svolge in una città della Sicilia orientale”.
La manifestazione culturale, giunta alla terza edizione, sostenuta dall’amministrazione comunale, quest’anno avrà dimensioni più ridotte, a causa delle restrizioni dovute al contenimento della diffusione del Covid. Ci sarà, comunque, il corteo in costumi tradizionali e d’epoca, che partirà dal Palazzo comunale e convoglierà in Piazza Roma, il 3 ottobre alle ore 18.30. Promuoveremo anche delle conferenze di approfondimento ».
In cosa consiste essenzialmente questa manifestazione?
“E’ un evento che si svolge una volta all’anno e dà inizio alle manifestazioni culturali legate alle festività dei santi patroni Biancavillesi. Sabato 29 settembre 2018 si è tenuta la prima edizione. Un lungo corteo con figuranti in abiti tradizionali da Villa delle Favare ha attraversato, fra lo stupore e l’apprezzamento dei cittadini, la centralissima via Vittorio Emanuele per giungere a piazza Roma. Protagonisti i padri fondatori con a capo Giorgio Castriota Scanderbeg, i Moncada che concessero al gruppo di rimanere nell’area di loro appartenenza i nobili, ecc…
Sul sagrato della Basilica avviene la rappresentazione dell’arrivo dei Padri, con la posa dell’Icona della Madonna dell’Elemosina sull’albero di fico, i cui rami, nella notte, imbrigliarono la sacra immagine, impedendo di riprendere il cammino. Presenti anche musici e sbandieratori. Il secondo anno abbiamo proposto qualche variante. Oggi, giunti alla terza edizione e convivendo con la pandemia, l’evento cambia esteriormente ma non nelle finalità. Questo evento mira a far riscoprire l’ identità”.
Che risconto ha avuto la vostra attività nel paese di Biancavilla?
“L’iniziativa è stata molto apprezzata. Molti dei figuranti di tutte le età sono biancavillesi che hanno voluto attivamente partecipare e hanno colto l’occasione per conoscere più approfonditamente la storia della città. Ogni anno registriamo segni di consenso e apprezzamento. La rievocazione storica Arbereshe è un evento fortemente voluto dai cittadini Biancavillesi. Siamo una realtà in fieri che aspira a radicarsi nel contesto cittadino. Stiamo lavorando sulla promozione con tutte le difficoltà legate all’attuale situazione”.
Avete collaborato con altre associazioni locali?
“Abbiamo sin da subito avviato collaborazioni fruttuose con le principali associazioni locali cittadine fra cui: l’Accademia Universitaria di Biancavilla ,la FIDAPA, l’Associazione “Maria SS. dell’Elemosina”, SiciliAntica sezione di Biancavilla, organizzando conferenze sui greco-albanesi nel nostro territorio; inoltre, la nostra manifestazione ha ricevuto, nelle scorse edizioni, anche il Patrocinio dall’Unesco. Abbiamo in oltre collaborato con le scuole cittadine”.
Quale messaggio lanciare alla comunità biancavillese che si appresta a festeggiare i Santi Patroni?
“In quanto associazione miriamo a diffondere innanzitutto il valore della coesione assieme alla tolleranza nei confronti degli altri e in senso lato del “diverso da noi”, inteso nella maniera più estesa possibile. Troppo spesso oggi si sente parlare di atteggiamenti di separatismo, schieramenti, ideologie. La nostra iniziativa vuole offrire un ulteriore momento di aggregazione. Auspichiamo di abbattere quel distanziamento creatosi fra le persone a livello concreto e simbolico, in questi anni di pandemia. Inoltre sosteniamo il recupero dell’identità, la solidarietà, l’unione, educare all’accoglienza, evitare gli atteggiamenti di diffidenza nei confronti dello straniero. Sono tutti valori che devono essere alla base di una comunità e società sana, quale deve essere Biancavilla”.
Molto particolari sono soprattutto gli abiti maschili ma soprattutto femminili, simbolo di identità e caratterizzati dalla policromia, dalla preziosità dei tessuti e decori e dai gioielli. Le funzioni a cui l’abito assolve sono molteplici: pratica, estetica, magica, rituale, ecc. Inoltre esso serve ad indicare il ceto, il sesso, l’età, la classe, il lavoro, il lutto, l’appartenenza ad una confessione religiosa. L’associazione ha cercato di ricreare gli abiti antecedenti al 1480 per ricostruire fedelmente la tradizione. A realizzare gli abiti sono state quattro sarte biancavillesi dopo un accurato studio.
Un riuscito tentativo di condivisione
Quello operato dall’associazione è un riuscito tentativo di valorizzare, riportare alla luce la memoria storica e il suo passato, di farci vedere tangibilmente l’origine albanese di Biancavilla, la storia di questa comunità e la sua fedeltà ai valori tradizionali; grazie all’evento in programma domenica e alle altre iniziative si può operare la condivisione di una storia e di una origine comune. La componente albanese a Biancavilla è un elemento di forte arricchimento per tutta la comunità.
Foto copertina di Giuseppe Santangelo; le altre nel corpo dell’articolo sono sempre dello stesso autore, tratte dal sito: http://www.rievocazioniarbereshe.it/.
Che bravi! 👏
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