Allestire la “cona” è ancora una delle tradizioni più diffuse a Biancavilla nel periodo delle festività natalizie, assieme all’intonazione di canti davanti ai presepi, in occasione delle tradizionali “novene“.
La cona e le novene
La cona, prima dell’avvento degli scintillanti alberi di Natale addobbati, costituiva tradizionalmente l’elemento decorativo principale del periodo natalizio soprattutto nelle case dei siciliani. Le cone erano allestite per devozione popolare: attorno ad esse si riunivano le varie famiglie dei quartieri cittadini per celebrare il Natale cristiano. Si tratta di una tradizione siciliana particolarissima che consiste nell’addobbare per Natale le edicole votive che spesso si trovano sulle facciate delle case, dette appunto cone in dialetto siciliano.
Solitamente, davanti alle cone e ai presepi, si intonavano e suonavano i canti tradizionalmente legati al Natale, eseguiti con ciaramelle, fisarmoniche, chitarre, trombe, e altri strumenti dai cosiddetti “ciaramiddari”: cantori e suonatori che, un tempo, nei nove giorni prima del Natale, venivano ingaggiati per eseguire la nenia, rallegrare le famiglie, tramadare la tradizione orale e ricevere un bicchiere di vino per scaldarsi assieme a un’ offerta in denaro. Soggetto dei canti erano la nascita di Gesù, la fuga in Egitto, e altre storie tratte da vangeli riconosciuti come originali ma anche dagli apocrifi.
Agli inni tradizionali come “Tu scendi dalle stelle“ o “Astro del ciel“, si affiancano quelli tipici dialettali fra cui spicca la litania e la ninna nanna, in varie versioni.
Una tradizione consolidata a Biancavilla
Quella delle cone e delle novene è una tradizione molto diffusa anche a Biancavilla, paese a forte vocazione agricola, ancora legato alle antiche usanze contadine di cui l’allestimento della cona è una delle tante espressioni.
Attraversando le vie e viuzze cittadine nel periodo natalizio è facile imbattersi in questi altarini con le classiche icone, ovvero immagini sacre raffiguranti spesso la nostra Madonna dell’Elemosina o la Sacra Famiglia, addobbate con lucine e prodotti alimentari e naturali.
L’allestimento dell’altarino, detto in dialetto “tareddu” che rappresenta la natività, avviene i primi di dicembre. E’ una tradizione che, soprattutto negli ultimi anni è stata ripresa per tramandarla alle nuove generazioni, affascinate dagli stornelli, dalle melodie, dagli strumenti che animano il nostro natale cittadino.
Negli scorsi anni, i parrocchiani della Chiesa Madre hanno allestito una grande cona con protagonista la nostra Madonna dell’Elemosina, davanti agli scalini della Basilica santuario, in piazza Roma.
Oggi, a tramandare l’allestimento di questo importante elemento identitario e storico alla città è soprattutto la Chiesa Santa Maria dell’Annunziata che ha esposto, nell’altare della navata destra che accoglie la pregiata statua lignea dell’Hecce Homo, la cona realizzata dall’omonima confraternita.
La “cunzata dell’ icona”
Il termine “icona” ha origine greca: indicava l’immagine sacra. Il termine dialettale “cona” deriva dall’originale greco. L’allestimento della cona prevede una serie di azioni ed elementi particolari: innanzitutto si realizza una robusta struttura in canna, con aggiunta di ferro filato per dar vita ad una realistica grotta. L’allestimento deve richiamare il nostro paesaggio siciliano. Spesso la cona accoglieva anche solo un bambinello al posto delle tipiche immagini della Sacra Famiglia, della Madonna o di San Giuseppe. L’altarino non viene ancora oggi mai scelto a caso ma soddisfa determinate esigenze: essere ben visibile, essere grande, essere simbolico.
Una volta realizzata la struttura si passa, come tradizione vuole, ad adornarla con frutti e primizie tipiche dell’inverno, offerti dalla natura, soprattutto durante il solstizio. Si aggiungono poi anche dolci e leccornie. La cona reca raramente anche nove candele, che vengono accese giorno dopo giorno dal 16 al 24 dicembre, sancendo il legame con le novene. Tradizionalmente, soprattutto negli anni passati, le famiglie si riunivano nei cortili e festeggiavano assieme. I bambini erano incantati da quello spettacolo. Essi raccoglievano il testimone e spesso seguivano i grandi per apprendere tutti i riti connessi a questa pratica.
“Calarisi na cona“
Esse si tengono ben addobbate soprattutto dal 16 alla notte del 24 dicembre. Le cone sono protagoniste fino al 6 gennaio, giorno dell’Epifania; alla fine delle feste ci si riunisce per smontarla. Un tempo era tradizione mangiare tutti i prodotti che la abbellivano, visto che il buon cibo scarseggiava.
Infatti molto diffusa, soprattutto nella nostra zona etnea, l’espressione: “calarisi… na cona” con cui si intende il consumare tutti i prodotti che servivano durante il periodo natalizio ad arricchirla.
Gli elementi decorativi tipici
Per abbellire la cona si usano oggi come ieri tanti e vari prodotti: arance, mandarini, agrumi, fichi d’india, datteri, frutta secca, fiori, foglie e rami di carrubo, pungitopo, alloro, mirto, melograni, zucche, nespole, castagno, corbezzolo, biancospino, ginestra, asparagi, cotone idrofilo. Si aggiungevano un tempo anche dolci tipici preparati in casa come i mastazzoli, fatti coi fichi, cotognate ecc. Oggi non si usa più.
E’ bello passeggiare per Biancavilla e vedere questa tradizione ancora viva, pur modificandosi.
Allestire le cone e cantare le novene è una tradizione molto importante perché presenta molti punti di continuità fra passato, presente e futuro; essa riesce a rendere vivo un patrimonio culturale, religioso, popolare determinate per la nostra identità.
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