Oggi è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Una commemorazione sentita da molte associazioni, realtà socio-culturali, nonché dai singoli individui. L’intento è lasciare un fermo segnale di opposizione alla violenza contro le donne, che continua a persistere. Valentina Salamone, nata e cresciuta a Biancavilla, è stata vittima di femminicidio il 24 luglio 2010. Dopo un lungo periodo di archiviazione del caso, la verità è emersa. Con ItBiancavilla raccontiamo tutta la triste vicenda, grazie alla collaborazione e disponibilità della sorella Claudia.
Un riepilogo dei fatti
Valentina Salamone conosce Nicola Mancuso nel maggio 2010. Secondo la ricostruzione dei fatti tra i due vi era una relazione “clandestina”, in quanto lui era sposato. Di lì a qualche mese, a luglio, la tragedia. Valentina è stata trovata impiccata in una villetta nei pressi di Adrano. I primi anni il caso ha trovato archiviazione come suicidio. L’uccisione di Valentina è avvenuta nel corso di una festa. Poiché svelare cosa era accaduto realmente sarebbe stato veramente scomodo, soprattutto per certe figure coinvolte, chi è stato alla festa ha insabbiato le prove.
Ma Claudia Salamone, le sorelle, il fratello e i genitori hanno deciso di conservare gli abiti che Valentina ha indossato durante il delitto. Questa l’unica prova rimasta, ma veramente schiacciante e incontrovertibile. Tracce di sangue sono state ritrovate negli abiti e sotto le suole delle scarpe, il cui DNA è di Nicola Mancuso e di un altro assassino ancora non identificato.
Il caso è stato ripreso nel 2012, dopo un anno Nicola Mancuso è stato arrestato per spaccio ed estorsione nel corso del blitz “Binario morto”. Ma cade l’accusa di omicidio nei confronti di Valentina Salamone. Claudia spiega che la determinazione da parte sua e di tutti i familiari ha permesso l’emersione della verità dei fatti. Riprendono le indagini, divenute sempre più dettagliate. Dopo la condanna dalla Corte d’assise d’appello di Catania, il 28 gennaio arriva la sentenza definitiva. La Cassazione condanna Mancuso all’ergastolo in misura definitiva. Il capo d’imputazione è omicidio pluriaggravato in concorso. Una giustizia, come sostiene Claudia Salamone, compiuta a metà. L’altro assassino, ancora, non ha trovato identificazione. La famiglia di Valentina potrà considerare il crimine completamente punito solo nel momento in cui verrà trovato l’altro omicida.
Chi era Valentina Salamone
Claudia descrive la sorella come una ragazza dalla totale vitalità. Valentina aveva molte qualità, come la generosità e la spensieratezza. Frequentava l’Istituto “Lucia Mangano” di Catania, indirizzo scienze sociali, poiché voleva divenire assistente sociale. Questa la sua manifestazione di sensibilità verso il prossimo, oltre a fare volontariato in varie associazioni, come per i/le diversamente abili. Qui conosce Jessica Fortunato, l’unica amica sincera che dopo la morte la onora, mantenendone la memoria. Tutte le altre che Valentina ha considerato amiche al momento dell’assassinio si dileguano, manifestando totale indifferenza. Questo è un aspetto che ha lasciato sgomenta Claudia: è mancata la solidarietà femminile.
Risulta fondamentale il sostegno reciproco tra donne, un mezzo importante per contrastare la violenza poiché ci si aiuta. Inoltre l’indifferenza tra le donne è anch’essa prodotto del patriarcato, poiché, secondo questo, esse devono restare divise e in competizione tra loro. Valentina Salamone era campionessa di ballo, in particolare caraibico, latino e da sala. Le sarebbe piaciuto essere una modella, poco prima di morire si era presentata ad un provino. L’esito positivo l’avrebbe fatta andare a Roma. Una giovane di 19 anni che era una forza della natura, con uno slancio vitale molto alto. Claudia la ricorda con tanto affetto e continua a battersi affinché venga riconosciuto l’assassino ignoto.
Cosa ha lasciato il caso di Valentina
I pm hanno dichiarato che il movente era “passionale”. Un’interpretazione distorta nel riconoscere la violenza maschile sulle donne. Claudia rispetta le sentenze giudiziarie, ma ritiene che la verità sia un’altra. Secondo la sorella Mancuso ha ucciso Valentina perché conosceva qualcosa di subdolo rispetto ai traffici illeciti di droga e estorsione. Quindi Claudia ritiene che non ci sia stata neanche una relazione sentimentale. A ogni modo il delitto costituisce uno degli innumerevoli casi in cui la voce delle donne viene spenta. Essa diviene scomoda perché ha il coraggio di andare oltre il potere maschile, tossico e mortifero.
La morte di Valentina Salamone, sempre secondo Claudia, non è stata vana. Nel più recente caso di Vera Schiopu, dello scorso agosto, le dinamiche sono analoghe. Fatto passare anch’esso dapprima per suicidio, si è compreso che in realtà non è stato così.
Le riflessioni portate dalla tragica fine di Valentina Salamone
Oggi Claudia va all’aula consiliare di Maniace per parlare di femminicidio; incontri di sensibilizzazione cui si reca come testimone per prevenire la violenza sulle donne. Claudia ritiene che non bastano le panchine o le scarpette rosse, esse sono autoreferenziali. Occorre un cambiamento radicale della mentalità, ancora intrisa dai retaggi patriarcali. Partire dall’infanzia con l’educazione all’affettività e ai sentimenti. Riconoscere, secondo Claudia, l’uguaglianza tra donne e uomini in termini di diritti e la differenza legata al sesso biologico.
Solo partendo da un modello educativo più sano, scevro dagli stereotipi di genere, può sussistere la prevenzione e quindi ridurre, fino a poterli azzerare, i casi di violenza contro le donne. Inoltre Claudia ritiene che, nel momento in cui avviene una denuncia da parte di una donna, gli interventi debbano essere tempestivi, evitando così le fini tragiche. I ragazzi e gli uomini devono capire che la donna ha una propria soggettività, quindi accettare quando ricevono risposte non corrispondenti alla loro volontà. Valentina Salamone resta nel cuore dei familiari, in chi l’ha conosciuta. Biancavilla la ricorda con tanto affetto, conservandone la memoria.