Un uomo che, sin da bambino, si è accostato ad un mondo ricco di creatività e con cui ha espanso la sua abilità. Una storia pluridecennale di utilizzo dell’ago e del filo da raccontare, che ha fatto parlare di Biancavilla in Italia e all’estero. Salvatore Papotto è conosciuto da tutta la cittadina come il maestro sarto accademico per eccellenza, la cui eleganza prodotta continua a vivere.
Storia di un sarto
Salvatore Papotto nasce a Biancavilla il 27 febbraio 1948. I genitori, all’età di sei anni, lo portano presso la sartoria di Sebastiano Sangiorgio per imparare il mestiere e da allora non ha più smesso di praticarlo. Prova un’immensa gratitudine per il suo primo maestro, il quale gli ha trasmesso il valore della dedizione verso il proprio lavoro. La sartoria costituiva un circolo creativo: bambini di 6-7 anni vi si recavano tutti i pomeriggi fino a mezzanotte. Apprendisti che svolgevano piccoli compiti come preparare l’ago affinché il maestro cucisse o il ferro a carbone prima, poi quello a gas. La sartoria era una seconda casa, poiché si trascorreva lì molto tempo per apprendere il mestiere. Il maestro, quindi, era un secondo padre, la cui moglie venina chiamata pure “maestra” come forma di rispetto.
Una sartoria romantica, quella di Sangiorgio, improntata a dare valore non solo al mestiere, pure ai rapporti interpersonali, incentrati sull’educazione. Diversi amici del maestro andavano a trovarlo e quindi c’era una forma di interazione fondata sul rispetto. A 10 anni il maestro teneva conto del lavoro già svolto, così all’età di 12-13 anni si raggiungeva la formazione. Gli operai sarti di 15-16 anni erano esperti, considerati già adulti e quindi facevano da vice maestri. Salvatore Papotto negli anni 1963-1964 si reca a Milano presso la sartoria di Carmelo Minauro per affinare il mestiere. Un percorso bellissimo che lo ha temprato e gli ha fatto conoscere personaggi importanti.
Dopo quest’esperienza determinante, Papotto lavora presso la sartoria di Paolo Lo Re a Catania di via S. Euplio 13, oramai inesistente. Un percorso altrettanto incisivo durato cinque anni, ogni giorno Papotto si spostava da Biancavilla al capoluogo etneo e viceversa. Qui ha conosciuto come clienti la cosiddetta “Catania per bene”, ad esempio il nipote di Giovanni Verga. Il padre era contadino, la madre era Vincenza Pastanella, realizzava maglie di lana coi ferri per gomitoli. Una figura decisiva per il sarto poiché, alla sua morte, decide di aprire una bottega artigianale a Biancavilla.
Salvatore Papotto e il suo percorso autonomo
La sartoria biancavillese trova inaugurazione il 7 dicembre 1970, in via Preside Caruso 6, nel cuore della cittadina. Una tappa fondamentale per la sua carriera che da quel momento in poi dispiegherà ampiamente. Un percorso lavorativo tanto ricco quanto soddisfacente con molti meriti e riconoscimenti. Il sarto ha partecipato a più di un centinaio di manifestazioni di alta moda, tra queste la prima tenutasi ad Alì Terme nel 1974. La sfilata, nel 1977, dei suoi abiti al Caffè Royal di Londra: qui ottiene il titolo di Socio onorario dell’Accademia reale di moda.
Nel 1987 la passerella dell’uomo con la gonna realizzata da Papotto, svoltasi in Piazza Verga a Catania, ha destato grande curiosità. Ancora l’esposizione, tra la fine degli anni ’90 e il 2000, “Artigianato alle Ciminiere”. Mostra artigianale, anni 2009-2010, organizzata dal Comune di Biancavilla lungo i vicoli del paese. La sartoria Papotto allestisce, lungo la cornice di via Preside Caruso, i suoi abiti.
Esposizione, nel 2011, della collezione Turi, in occasione del Congresso mondiale dei maestri sarti a Roma. Inaugurazione, nel 2012, di una mostra permanente delle creazioni più significative di Papotto, a Villa delle Favare. Sempre nello stesso luogo, premiazione, nell’ottobre 2021, come cittadino biancavillese che ha onorato il paese e spazio nella Walk of Fame. Papotto negli anni 2012-2013 ha tenuto degli stage per dei corsi sperimentali di formazione. Dal 1975 fa parte della Federazione mondiale dei sarti, dal 1986 è componente dell’Accademia nazionale dei sartori. Nel novembre 2012 è ospite nella Conferenza “Il sarto nel terzo millennio”, organizzata dall’Accademia della terza età biancavillese. Salvatore Papotto riceve numerose menzioni da parte di testate giornalistiche e riviste nazionali e internazionali.
Salvatore Papotto e la sostenibilità ambientale
Partecipa sempre ai Congressi mondiali dei sarti, di cui ricorda con affetto quello di Seoul (2013), Verona (2019) e soprattutto l’ultimo, recentissimo, a Biella. Località da sempre importante per le sue fabbriche di tessuti rilevanti a livello mondiale, ha ospitato il Congresso mondiale dei sarti 2023 presso la Città degli Studi. Il tema centrale è stato l’ecosostenibilità: l’industria della moda, soprattutto la fast fashion, è tra le più inquinanti del pianeta e quindi occorre un nuovo modo di pensare la produzione. I vari sarti hanno osservato come nelle industrie si lavorano i tessuti ecosostenibili, ad esempio come si lava, con l’acqua di montagna, e poi lavora la lana quando arriva. I sarti hanno anche visto come riprendere un filo quando si interrompe. Una sorta di decrescita, conciliando l’arte della sartoria con la giustizia ambientale.
Gli artigiani d’un tempo senza saperlo, a causa della scarsità di risorse, erano abili riciclatori. Occorre prendere esempio da ciò vista l’epoca odierna del consumismo. Salvatore Papotto è rimasto colpito dall’ultimo congresso, lo ha ispirato molto. A Biella si aprirà una scuola di sartoria. I Congressi mondiali dei sarti hanno cadenza biennale, il prossimo si terrà ancora una volta a Seoul. L’Asia investe molto rispetto alla sartoria, è un settore in crescita. Cina e Corea finanziano corsi di formazione per i/le giovani, tenuti in Italia. Nel Bel Paese, invece, nessuna considerazione verso l’artigianato, neanche la sartoria. L’intento è perseguire gli interessi del capitale con la superproduzione, in antitesi all’ecosostenibilità. I materiali ecologici di cui si è parlato a Biella sono lana, seta, cotone. Pure la canapa costituisce un’ottima alternativa, Papotto da ragazzino vi realizzava le giacche.
La produzione della sartoria biancavillese
Si realizzano principalmente giacche e pantaloni, talvolta pure abiti per equitazione, toghe per avvocati e magistrati. Camicie e cravatte trovano realizzazione su misura dall’azienda Three lady, a cui la sartoria commissionava il lavoro, dopo aver fatto scegliere il modello. Abiti maschili che seguono lo stile classico-moderno: essi mantengono l’eleganza ma devono incarnare l’individualità di chi li indossa. Un abbigliamento, quindi, non ingessato ma richiamante sia il gusto classico sia l’estro creativo. Salvatore Papotto è un uomo che guarda sempre al futuro, al divenire, nonostante l’età che avanza. Tende sempre ad imparare ed innovare dal suo mestiere, manifestando dinamicità e al contempo mantenendo gli insegnamenti appresi fin da bambino.
Da ricordare la macchina da cucire adoperata da tre generazioni, acquistata da Salvatore D’Asero, altro sarto biancavillese. Prima l’arnese ha trovato utilizzo dallo zio Basile, negli anni ’20-’30. Nei capi, come le giacche, vi sono tanti piccoli dettagli da curare, ad esempio bottoni. Cucire a mano richiede maestria, specie se occorre considerare i particolari. Una produzione che cerca di recuperare l’irrecuperabile, con due donne che affiancano il sarto, il quale crede nel potenziale femminile in questo mondo. Salvatore Papotto ritiene straordinario il suo lavoro, lo fa sognare e lo porta sempre a mettersi in gioco. Questo è ciò a cui tende l’artigianato, per la sua produzione autentica e non standardizzata.