San Nicolò Politi è originario di Adrano, comune limitrofo di Biancavilla e strettamente connesso. Decise di dedicarsi a Dio attraverso la preghiera, l’ascetismo e la vita di eremita, compiendo anche miracoli. Scopriamone la storia.
Adrano: il paese di San Nicolò Politi
Il paese di Adrano, secondo la tradizione, fu fondato nel 400 a.C. da Dionigi il Vecchio di Siracusa. Il sito fu scelto per la sua strategica posizione sulla Valle del Simeto, dove c’era un santuario del dio greco Adrano. Il paese ha una storia molto variegata ed interessante. Fu conquistato nel 263 a.C. dai Romani. Successivamente la città fu dominata dagli Arabi. Con l’avvento dei Normanni che costruirono un castello la città prese ufficialmente il nome di Adrano. Subì le dominazioni degli Angioini e degli Aragonesi; la città, dalla prosperità di cui aveva goduto sotto arabi e normanni cadde in rovina, divenendo un feudo delle varie famiglie, fra cui i Moncada. Successivamente arrivarono i Borbone e diedero l’aspetto moderno di cui ancora in città sono visibili le strutture. Ad Adrano coesistono le varie epoche e dominazioni storiche.
Vita di San Nicolò
S. Nicolò nacque in Adernò il 3 agosto 1117 da Almidoro e Monna Alpina, appartenenti a una nobile e ricca famiglia quella dei Politi, al tempo in cui la Sicilia era governata dal Gran Conte normanno Ruggero II. La coppia, già in età avanzata, pregò il Signore di avere un figlio. Il loro desiderio fu esaudito. Sin dalla nascita si manifestarono nel piccolo Nicola i primi segni miracolosi che lo legarono indissolubilmente a Dio.
Il giovanissimo Nicolò fece voto di castità; rifiutò un matrimonio combinato con una ragazza di nobile famiglia e si allontanò dai suoi familiari che non accettarono la sua scelta; egli, ascoltando la chiamata di Dio, personificata nell’apparizione di un Angelo, fuggì prima in una spelonca della zona nord-occidentale dell’Etna chiamata “Aspicuddu” e, dopo tre anni, per maggiore sicurezza, in quella del monte Calanna, nei pressi di Alcara li fusi, in provincia di Messina. In quel luogo Nicolò trascorse da eremita trentatré anni. Il ragazzo diventa monaco laico e veste l’abito di colore celeste dei monaci Basiliani del Monastero del Rogato. Morì il 17 agosto 1167. Fu trovato riverso a terra, nella sua spelonca mentre pregava, con la croce fra le braccia ed il libro delle orazioni aperto sulle mani, lo sguardo levato al cielo in estasi.
Fu proclamato santo il 7 giugno 1507. San Nicolò Politi è solitamente raffigurato in ginocchio con un messale ed una croce in mano.
Il corpo è custodito ad Alcara Li fusi, li la festa si celebra il 17 agosto, il teschio si trova invece ad Adrano, venerato nella chiesa a lui dedicata, costruita sui resti della sua casa natia.
Il cammino dall’Etna a Messina
Con un bastone cruciforme e a piedi scalzi, il ragazzo si avvia verso strade impervie. Il santo si rifugiò prima in alcuni luoghi disabitati dell’Etna, in primis nella c/da Aspicuddu, che venne denominata la Grotta del Santo, poi sulle lave per arrivare a Case Prato Fiorito, Piano dei Grilli, in seguito a Bronte e poi nell’abbazia di Santa Maria a Maniace; secondo la tradizione, condotto da un’Aquila Reale, Nicolò Politi raggiunse intorno al 1137 il territorio di Alcara li Fusi (cittadina ubicata nel cuore del Parco dei Nebrodi). Si stabilì nella Grotta La Gulfa per poi passare alla grotta del monte Calanna.
I miracoli del santo
Tanti i miracoli da lui operati. Sin dalla nascita, l’acqua con la quale fu lavato, appena nato, versata in terra, fece zampillare una tiepida sorgente. Appena giunto nel luogo dove avrebbe fatto l’eremita, vinto dalla sete e stremato nel corpo dalla fatica, rivolse a Dio le sue preghiere, colpì con un bastone una roccia e ne scaturì dell’acqua. La sorgente era capace anche di guarire le malattie.
Un giorno, Nicolò incontrò due donne con due cesti colmi di frutta. A loro umilmente chiese elemosina. La prima donna lo cacciò via, la seconda, gli donò un frutto. Una volta arrivate a casa, la frutta della donna avara in pochissimo tempo marcì, mentre quella della donna generosa rimase fresca per tanti giorni. Inoltre cacciava i lupi e le bestie feroci col segno della croce.
Quando l’eremita fu rinvenuto esanime nella grotta dal bovaro Leone Rancuglia si operò un altro miracolo: questi toccò l’eremita con un bastone e il suo braccio si paralizzò. In preda alla paura corse allora ad avvertire tutti gli altri, che accorsero in processione; fu in quel momento che, di fronte a tutti i presenti, il braccio del Rancuglia guarì.
Il corpo del santo eremita divenne oggetto di venerazione. Trasportato su una bara nel paese, giunto nei pressi della chiesa di Sant’Ippolito, il feretro divenne pesantissimo. Vani furono i tentativi di trasportare il corpo, fino a quando un fanciullo, ispirato da Dio, indicò di trasportarlo al monastero di Santa Maria del Rogato. Solo allora la bara divenne nuovamente leggera, consentendone il trasporto nel logo indicato.
San Nicolò, invocato dal popolo di Alcara, operò il miracolo della pioggia per contrastare la siccità. San Nicolò Politi salvò più volte le due cittadine da varie calamità.
La festa di San Nicolò Politi ad Adrano
Adrano è in festa per il proprio patrono in queste ore. Seppur una festa diversa, dovuta alle restrizioni per il contenimento dei contagi da Covid-19, ma ugualmente sentita ed emozionale. I giorni di festa vanno dall’1 al 5 agosto, durante i quali si celebrano anche San Pietro e la Madonna della Catena. Alle manifestazioni partecipa l’intero paese, e paesi limitrofi, fra cui Biancavilla.
Il percorso religioso, dedicato a San Nicolò Politi, si chiama “I sentieri dello spirito” e prevede un percorso tra luoghi e tradizioni legate alla figura dell’eremita. Il 2 agosto si compie il pellegrinaggio alla grotta Aspicuddu.
Il giorno di festa ufficiale è il 3 agosto: il fercolo con la statua del santo dalla piccola chiesa esegue la processione per i quartieri della città, tirato dai devoti in sacco penitenziale bianco.
La processione vede anche le due tradizionali corse in piazza o “Fujute”, che ricordano la fuga del Santo dalla casa paterna verso l’eremo dell’Etna e la seconda fuga verso l’ultima dimora presso Alcara.
La sera si tiene la suggestiva tradizionale volata dell’Angelo, tra il palazzo Bianchi, la chiesa madre e il castello Normanno. Si vuol riprodurre la conversazione fra l’angelo e il santo, la chiamata di Dio. Ogni anno a ricoprire il ruolo di angelo sono bambini e bambine che partecipano ad un concorso con sorteggio finale. Quasi al termine della processione del simulacro, il bambino è posto sulla statua all’altezza di dodici metri, sorretto tramite una corda legata da un lato al Palazzo Bianchi e dall’altro alla Chiesa Madre. Nelle vesti dell’angelo recita l’ode sacra e lancia un mazzo di fiori verso il fercolo.
La città di Adrano ha eretto un monumento in onore di S. Nicolò Politi collocato in Piazza Sant’Agostino. Qui si omaggia il santo eremita con fiori e ha sede la tradizionale fiera che si snoda lungo tutta via Roma. Conosciuto anche come San Nicola, spesso confuso con San Nicola di Bari.
San Nicola e San Placido
San Nicola di Adrano ha un legame anche con Biancavilla in quanto nel 2017, in occasione dei festeggiamenti della Madonna dell’Elemosina il sacro teschio di San Nicolò Politi sostò nella chiesa del Rosario per passare alla Chiesa Madre. Inoltre sono tanti i biancavillesi che vivono ad Adrano e viceversa.
C’è una simpatica leggenda popolare che vede protagonisti i due Santi patroni delle due cittadine. Nel confine fra Adrano e Biancavilla si trova la famosa “pedata di San Placido“. Si insinua che il santo adranita sia nero perché Placido gli diede una padellata in faccia.
La festa è sempre un momento di tradizione e di raccoglimento così sentito dalla comunità adranita a cui appartengono tanti biancavillesi.