Una giovane donna, la cui famiglia è originaria di Biancavilla, che riesce a scoprire la sua dimensione creativa e la fa emergere. Un’artista che è stata in grado di coniugare il lavoro con la passione. La storia ricreativa di Elena Cantarella è intrecciata con quella della bottega Cartura, da cui affiorano molte peculiarità.
Riferimenti di vita e la scoperta dell’estro artistico
Elena Cantarella nasce nel 1984 in Veneto, a Pieve di Cadone, nello stesso paese di Tiziano. Trascorre l’infanzia a Calanzo di Cadone. Già da bambina prova curiosità verso ciò che costituisce il mondo della creatività. Il programma televisivo Art Attack è stato di ispirazione per il suo futuro da artista. I genitori, emigrati da sedici anni per motivi lavorativi, decidono, quando ella ha nove anni, di tornare a Biancavilla. Così Elena trascorre la fanciullezza e l’adolescenza alle pendici dell’Etna; frequenta il Liceo Classico di Adrano, sezione linguistica. Continua il suo interesse verso l’arte, sia per la sua storia sia nell’atto pratico di disegnare/dipingere, tanto da pensare di iscriversi all’Accademia. Dopo il diploma la giovane va a vivere a Catania; consegue la laurea triennale in Lingue e culture europee e la magistrale in Storia dell’arte a Siena.
Durante il periodo universitario, nel 2006, Elena conosce Cartura. L’Università di Catania proponeva corsi per studenti e studentesse promossi dal CINAP. La giovane donna partecipa a Mascherazioni, il corso svoltosi presso Cartura. Un laboratorio che prevedeva la creazione di una maschera con la lavorazione dell’argilla, come calco, e poi procedere con la cartapesta. Il requisito era tenere gli occhi bendati per liberare l’inconscio, come una catarsi. In quel contesto Elena Cantarella ha creato la maschera Regina delle nevi, un omaggio al luogo natio nel cuore delle Dolomiti. Un’esperienza che dà conferma all’inclinazione artistica della giovane, già manifestatasi in precedenza, e che decide di perseguire fino in fondo.
Elena Cantarella e il rapporto con Cartura
Quando ella conosce la bottega, il suo contesto è stato in fase di transizione. Alfredo è il fondatore, affiancato adesso da Elena e Calogero. Prima avveniva la vendita al dettaglio, poi c’è stato il passaggio verso la produzione su commissione. Ma l’aspetto che incarna maggiormente l’essenza della bottega è la realizzazione delle creazioni per scenografie, nonché l’organizzazione degli spettacoli con tali creazioni. Un teatro di figure, una messinscena attraverso marionette le cui storie, a differenza dell’opera dei Pupi che è più tradizionale, trovano stesura pure su ispirazione die personaggi creati. Le opere realizzate sono a più mani, vi converge l’estro artistico di Elena, Alfredo e Calogero: una contaminazione della creazione.
Quando Elena Cantarella è entrata a far parte di Cartura l’ambiente presentava già il suo stile. Nei primissimi tempi ha collaborato alla realizzazione di un grande progetto teatrale autofinanziato. Circle, riferimento all’idea che tutto gira e ruota, una visione circolare dell’esistenza. La bottega esiste dal 1998; il suo stile nel corso del tempo si è raffinato. Ad esempio nelle creazioni prima vi era più colore, adesso si cerca di evidenziare, una volta finito il prodotto, le fasi della lavorazione. Le realizzazioni in cartapesta prevedono il modellamento del giornale (quotidiano) con lo scotch (semilavorato). Dopo aver dato luogo a questo strato, avviene il rivestimento della carta con la colla, prodotta con acqua e farina. A seguito dell’asciugatura della colla, inizia la decorazione.
Tutto nasce dalla fantasia, rari sono i bozzetti preparatori: Cartura infatti è un mondo incantato. Le realizzazioni rispecchiano le ispirazioni da veri artisti, come Modigliani e Chagall. Gli occhi grandi sono un tratto distintivo della produzione, rappresentante collegamenti diretti tra mente e mani.
Le creazioni di Elena Cantarella
Da Cartura vi sono opere realizzate interamente da una sola persona. Hinodè (alba) è una creazione sognante di Elena, ispirata dalla struttura di un ombrello. L’oggetto diventa arte, con una donna giapponese. Un’opera prodotta lo scorso 21 marzo, in occasione della giornata delle marionette: un nuovo inizio per accogliere la primavera. In fase di sistemazione è Mi casa, una realizzazione ispirata dalla fiaba di Alice, personaggio di cui Elena ha prodotto la scultura, la cui base è una bottiglia di gin. Un chiaro riferimento a come spesso si resta intrappolati nell’ambiente domestico, con un uomo con la testa bloccata nel televisore. Altra creazione ancora incompleta è Dalla mia finestra: una piccola Elena, introversa, che guarda il mondo esterno da dentro e mettendosi da parte.
Creazioni nate da esigenze personali, con cui l’autrice sente la necessità di esprimere se stessa, i suoi stati d’animo, le sue idee, la sua visione della bellezza. Ancora l’opera Sar, in memoria di un ragazzo senegalese che lavorava e vendeva le sue creazioni da Cartura. Nella creazione il protagonista si trova appoggiato su un legno come rivolto al cielo. L’arte come elaborazione del dolore.
Un’arte in divenire
L’artista, in precedenza, ha scritto recensioni su varie mostre. In questo lavoro, ha trovato orientamento col professore Giuseppe Frazzetto, cui ella ha fatto da assistente. Elena ha scritto sulla giovinezza di Elio Romano, nel catalogo stilato in occasione della sua mostra l’anno scorso a Palazzo della Cultura. Da ricordare la rappresentazione Valigie d’artista, portato in Cina prima del lockdown. Un più ampio progetto ben riuscito, con spettacolo dal sottofondo musicale, mostra alla fine dell’esibizione e libro. Ogni bagaglio si apre e racconta un artista e un’avanguardia. Valigie d’artista ha prima trovato sperimentazione al Teatro delle Marionette a Palermo, poi assume la forma definitiva in Cina. Un’esperienza che ha coinvolto completamente Elena, Alfredo e Calogero.
Durante le scorse festività natalizie, le creazioni di Cartura hanno attraversato Catania con l’Amts. Un’occasione unica, con la fantasia che si allarga in città, in cui i personaggi hanno girovagato. CorriEra – Storia di un viaggio di Natale ha arricchito il capoluogo etneo per diversi giorni. Una donna appagata del suo percorso creativo e lavorativo: Cartura, prima ditta individuale, poi società, in ultimo associazione culturale, è stata lo sbocco giunto in alternativa all’Accademia. L’arte come strumento per ritrovare se stessi/e ed esplorare le parti più remote dell’inconscio. La dimensione artistica come propensione alla bellezza, incarnata fino in fondo con Cartura.